Ai tempi dell’impero Romano, un “servizio di linea” collegava Pavia a Ravenna. Lo attesta Polibio, illustre storico e geografo, che in cinque giorni, percorrendo il Ticino e il Po per circa circa 2000 stadi, equivalenti a 400 Km. Sidonio Apollinare, vescovo e scrittore che visse ta il 430 e il 487 lo percorse, come lo percorse il vescovo di Cremona Liutprando in appena tre giorni.
Il fiume Po ha mantenuto la sua valenza commerciale nei secoli, trasportando merci e persone, osservando distaccato il succedersi delle battaglie e degli stati sulle proprie rive, che determinarono la nascita di nuove potenze politiche (Milano, Mantova, Cremona, Ferrara….).
Dai primi del ‘900 la navigazione fluviale italiana ha visto un costante declino, in decisa antitesi agli stati nordeuropei dove il massimo impulso è stato dato a questa via di comunicazione, basti pensare a Reno e Danubio e a come i porti di Rotterdam e Amburgo siano collegati con tutti i paesi mitteleuropei con questa via di comunicazione, decisamente la meno costosa tra quelle disponibili.
Recentemente un articolo del quotidiano “Il Resto del Carlino” ha rispolverato un’idea che da almeno un secolo esiste in Romagna: collegare Ravenna al Po con un canale navigabile. In effetti il più è fatto: Porto Garibaldi, 30 Km a nord della città bizantina, è già connessa a Ferrara con un canale che è in corso di ristrutturazione. Ma questi 30 Km, di cui si parla già all’inizio del 1900 e che prendono vigore quando negli anni ’50 del secolo scorso si impostarono i progetti per il nuovo porto di Ravenna, sono rimasti un sogno.
Sicuramente ci sarebbe un impatto ambientale, realizzandolo ai giorni nostri, che non sarebbe stato valutato 50 anni fa, ma sono “conti” da fare con attenzione… proviamo a ragionarci: il passaggio attraverso le Pialasse, il delta del Reno, le valli di Comacchio, modificheranno il territorio anche se, probabilmente, in maniera non sostanziale consideando che è l’approfondimento di parti di zone umide. Il transito di chiatte realizzate ex novo, magari con motori a GNL o ibridi, abbatterebbe le emissioni dovute ai gas di scarico dei camion e consentirebbe, a parita di emissione, un maggior volume di merci rispetto ad un convoglio ferroviario.
Un valore aggiunto sarebbe la visita turistica di zone quasi sconosciute, realizzate in maniera responsabile come accade oggi, ad esempio, per le visite alle valli di Comacchio.
Sembra un futuro interessante….
(foto Gazzetta di Mantova)